Riduci rischi con attività fisica, sole, dieta ricca di calcio.
Movimento essenziale contro osteoporosi, migliora densità ossea.
Fasi: valutazione, esercizi su misura, corso individuale.
Il programma della Bone School è articolato in modo da far acquisire le nozioni teoriche e le abilità pratiche utili per prevenire e curare l’osteoporosi. Per attuare un’efficace azione educativa, preventiva e rieducativa è fondamentale agire sui fattori di rischio che favoriscono la riduzione della densità ossea e che possono essere eliminati: scarsa attività fisica, mancanza di esposizione alla luce solare, insufficiente apporto alimentare di calcio, alcool, nicotina, abuso di caffeina e di farmaci. Il programma della Bone School è articolato sugli stessi sei cardini della Back School, opportunamente adattati in funzione dell’osteoporosi. Se l’obiettivo fondamentale della Back School è di portare gradualmente gli allievi all’uso corretto del rachide per evitare i problemi dovuti al “cattivo uso”, l’obiettivo della Bone School è di evitare i problemi dovuti al “disuso”, cioè alla carenza di movimento.
È rivolta a tutti coloro che presentano osteopenia e osteoporosi, in particolare alle donne (essendo un problema più diffuso nel sesso femminile), a partire dai primi anni della menopausa, per insegnare ed attuare tutte le strategie utili per incrementare la densità ossea e prevenire le fratture da osteoporosi.
L’osteoporosi può e deve essere prevenuta e curata con il movimento. La mancanza di movimento provoca osteoporosi; di conseguenza è indispensabile il movimento per curare l’osteoporosi. Nella cura dell’osteoporosi il movimento può sostituire le medicine ma non esiste alcuna medicina in grado di sostituirlo. Questo perché le attività motorie sono fondamentali non solo per aumentare la densità ossea ma sono anche insostituibili per prevenire le cadute. Infatti, non esiste alcuna medicina in grado di migliorare l’equilibrio, la coordinazione e la forza negli arti inferiori, capacità indispensabili per non cadere.
Il programma si articola nelle seguenti fasi.
È il primo passo fondamentale per formulare il programma rieducativo personalizzato: serve per comprendere la causa dell’osteoporosi, per attuare una strategia efficace per combatterla.
Inizia con la raccolta dei risultati della MOC, delle notizie riguardanti i fattori di rischio dell’osteoporosi, le caratteristiche dell’eventuale dolore, la sua insorgenza, la sua localizzazione, la sua intensità e l’eventuale variazione dei sintomi nelle posture e nei movimenti quotidiani.
Sono indicazioni molto utili che, spesso, già prima della valutazione funzionale del rachide, contribuiscono a formulare un appropriato programma di lavoro.
Poi, viene esaminata la morfologia del rachide, viene valutata la sua mobilità a livello cervicale, dorsale e lombare e si osserva come si comporta nei movimenti.
Occorre, inoltre, una accurata valutazione delle altre articolazioni per evidenziare eventuali problemi alle anche e alle ginocchia: in presenza di gonartrosi o coxartrosi, gli esercizi in carico possono aggravare i sintomi.
Compilata la scheda di valutazione è possibile preparare un programma di esercizi personalizzato.
Vengono infine analizzati, provati i movimenti e le posizioni quotidiane, vengono proposti i sussidi ergonomici per agevolare l’uso corretto del rachide nell’attività lavorativa, nel tempo libero e nel riposo.
Gli obiettivi sono numerosi.
Una volta provati gli esercizi viene consegnato uno schema che ricorda gli esercizi da ripetere a casa e nelle pause lavorative. Gli esercizi devono essere ripetuti quotidianamente.
Per chi abita vicino alla sede della Back School, viene suddiviso in sei sedute.
1. Nella prima viene eseguito l’esame della postura, la valutazione funzionale del rachide e viene spiegato il programma della Bone School.
Poi seguono 5 lezioni individuali di 1 ora.
2. La prima lezione è dedicata alla lezione teorica, alla prova degli esercizi e delle posture e dei movimenti quotidiani. Viene consegnato uno schema che ricorda gli esercizi da ripetere a casa e nelle pause lavorative.
3. Si completa il programma di esercizi, si consolida l’uso corretto della colonna vertebrale e viene consegnato il diario personale.
4-5-6. Nelle successive lezioni dopo aver verificato i risultati ottenuti con gli esercizi a casa l’allievo viene seguito nell’apprendimento degli attrezzi specifici, utili per le sue esigenze.
Per chi abita lontano dalla sede della Back School il programma viene concentrato in un’unica seduta di tre ore.
Pertanto possono rivolgersi alla Back School anche coloro che abitano lontano e non possono frequentare con regolarità la palestra.
Ecco una sintesi di quello che è importante fare per mantenere una colonna vertebrale sana ed efficiente ad ogni età.
è necessario aumentare il più possibile il livello di massa ossea con la consuetudine quotidiana a giocare all’aperto nell’infanzia e con la pratica di idonee attività motorie e sportive nell’adolescenza.
I genitori devono, con il loro esempio, fare in modo che i figli imparino fin da piccoli a usare correttamente la colonna vertebrale. Non basta dire al figlio “stai dritto” ma occorre sviluppare abitudini di vita sane e attuare tutti gli accorgimenti che permettono alla colonna vertebrale di funzionare bene.
Se i genitori fumano, se conducono vita sedentaria, se sono in sovrappeso è più facile che anche i figli, condizionati negativamente da questi fattori genetici, ambientali e psicosociali, seguano il loro esempio e assumano cattive abitudini di vita.
Se durante la crescita insorge una patologia del rachide occorre la massima attenzione: la scoliosi o il dorso curvo di per sé non sono gravi problemi. Durante la crescita e in età adulta, normalmente non provocano gravi disturbi; ma, nella terza età, in conseguenza dell’artrosi e dell’osteoporosi, si aggravano in modo più o meno marcato e possono trasformarsi in gravi deformazioni. Di conseguenza, occorre imparare fin da piccoli a usare correttamente la colonna vertebrale. L’uso corretto del rachide permette di condurre una vita normale, pur in presenza di una patologia vertebrale e di prevenire il suo aggravamento.
è importante mantenere elevato il livello di massa ossea ed efficienti le strutture del rachide, con un costante esercizio delle capacità fisiche di base.
Se durante l’età adulta insorge il mal di schiena o il male al collo, è importante non trascurarlo perché nella terza età rischia di diventare un problema cronico.
Per prevenire e curare il dolore occorre usare correttamente la colonna vertebrale. Uso corretto significa:
È utile osservare con attenzione i propri genitori e i propri nonni, le loro condizioni di salute da anziani potrebbero in futuro diventare le nostre. Se essi hanno un buon portamento, se si muovono in modo armonico, se dimostrano un’età inferiore a quella anagrafica, possiamo seguire il loro esempio. Se, invece, sono invecchiati precocemente, si muovono con difficoltà, la loro schiena si è curvata e la loro statura si è ridotta rispetto ai valori segnati sulla carta d’identità, dobbiamo cercare di comprendere i motivi per cui si è alterato l’equilibrio della loro colonna vertebrale ed evitare di commettere gli stessi errori.
le consuetudini al movimento, le capacità psicofisiche e le esperienze acquisite, permettono di continuare le attività motorie e sportive adattandole alle limitazioni imposte dall’età. La pratica dell’esercizio fisico è in grado di contrastare gli effetti dell’invecchiamento e di conseguenza migliorare le qualità di vita dei soggetti anziani. In questo modo è possibile attenuare l’inevitabile riduzione della massa ossea, ritardare l’usura delle strutture del rachide e muoversi in armonia senza dolori pur in presenza di artrosi e osteoporosi.
L’osteoporosi è una patologia delle ossa: consiste nella riduzione della loro densità che conduce ad una fragilità ossea e ad un conseguente aumento del rischio di frattura.
Entro certi limiti la riduzione della densità ossea è una conseguenza del processo naturale di invecchiamento; cioè, con il passare degli anni il tessuto osseo si impoverisce dei minerali che lo compongono: tale riduzione viene chiamata osteopenia.
Il termine osteoporosi si utilizza, invece, quando i valori della massa ossea risultano ridotti in modo più marcato, tanto da provocare fratture anche per traumi di minima entità.
L’osteoporosi rappresenta una malattia di rilevanza sociale. La sua incidenza aumenta con l’età fino ad interessare quasi tutti coloro che hanno superato gli 80 anni.
Finora è stata ritenuta una patologia quasi esclusivamente femminile, negli ultimi anni sta interessando sempre di più anche gli uomini.
Inoltre, ha cominciato a diffondersi anche tra i giovani a causa dello stile di vita non corretto.
La perdita di tessuto osseo avviene in modo nascosto e silenzioso, senza provocare alcun dolore; purtroppo, il primo episodio rivelatore dell’osteoporosi è spesso proprio una frattura, dovuta ad una caduta o ad un piccolo trauma.
La presenza dell’osteoporosi non provoca di per sé alcun dolore. L’osteoporosi diventa responsabile dell’insorgenza del mal di schiena quando la sua presenza ha favorito un cedimento strutturale di uno o più corpi vertebrali.
I cedimenti strutturali delle vertebre possono manifestarsi in modo diverso: microfratture, deformazioni a lente biconcava, cuneizzazioni, schiacciamenti veri e propri. La cuneizzazione è dovuta al cedimento del muro anteriore del corpo vertebrale; essa si verifica con maggiore frequenza a livello dorsale (D6, D7, D8 e D9). Il cedimento del muro anteriore dei corpi vertebrali e le conseguenti deformazioni a cuneo sono responsabili dell’ipercifosi senile, che si manifesta con il dorso curvo e con una riduzione della statura.
Le donne con ossa piccole e sottili e le donne che presentano una costituzione magra, esile e una carnagione chiara sono più esposte al rischio di fratture rispetto a quelle che hanno una costituzione più robusta. Questo non significa che occorre ingrassare per prevenire l’osteoporosi ma che bisogna evitare il dimagramento eccessivo e l’anoressia.
I farmaci a base di cortisone, i farmaci antireumatici e antiallergici agevolano l’insorgenza dell’osteoporosi. Anche i diuretici e i lassativi aumentano l’eliminazione del calcio con le urine e con le feci. Altra causa è l’ormonoterapia (nelle donne con carcinoma della mammella, negli uomini con carcinoma prostatico).
Costituisce un fattore di rischio perché agevola le cadute.
La vita sedentaria provoca un deterioramento graduale delle condizioni di efficienza. Questo deterioramento può essere così lento e impercettibile che chi lo subisce può ritenerlo una conseguenza naturale dell’invecchiamento, è invece il sintomo di una vera e propria malattia: la malattia ipocinetica, cioè da poco movimento. Le ossa diventano fragili e insorge l’osteoporosi. I muscoli diventano deboli e perdono la loro elasticità. La mobilità delle articolazioni diminuisce. La resistenza, la velocità, la coordinazione, l’equilibrio e tutte le altre capacità fisiche si riducono.
L’esposizione alla luce solare è fondamentale per la sintesi della vitamina D. Essa regola il metabolismo del calcio e garantisce adeguate quantità di calcio per una corretta ossificazione. Questo ci fa capire che non basta far ginnastica in palestra, non basta assumere la vitamina D per via orale, ma occorre praticare attività motorie all’aria aperta.
Insufficiente apporto alimentare di calcio, di vitamina D e consumo eccessivo di proteine animali.
A causa della nicotina si una riduzione del flusso sanguigno entro il corpo vertebrale che agevola l’osteoporosi.
L’iter diagnostico inizia sempre con la visita medica. L’esame clinico permette di evidenziare, oltre che i sintomi dell’osteoporosi, anche la presenza dei fattori di rischio che possono provocarla. Sulla base di queste indicazioni il medico valuta se è necessario eseguire la MOC o altre indagini diagnostiche. Come si misura la densità ossea? La massa ossea (in inglese Bone Mineral Density, BMD) può essere valutata con varie tecniche definite densitometria ossea
Come si misura la densità ossea?
La massa ossea (in inglese Bone Mineral Density, BMD) può essere valutata con varie tecniche definite densitometria ossea o Mineralometria Ossea Computerizzata (MOC).
La MOC descrive la densità minerale ossea di un individuo attraverso due parametri, denominati dai medici “T score” e “Z score”.
Il “T score” è la misura di quanto il valore di densità minerale ossea del soggetto esaminato, si discosta dal valore di densità minerale ossea del riferimento, che è la popolazione sana di 25-30 anni e dello stesso sesso.
Lo “Z score”, invece, è la misura di quanto il valore di densità minerale ossea del soggetto esaminato si discosta, dal valore di densità minerale ossea di un altro riferimento, che è la popolazione sana di uguale età e sesso.
In ambito diagnostico, il “T score” è il parametro di maggiore interesse e utilizzo:
Un suo valore negativo vuol dire bassa densità minerale ossea, quindi maggiore fragilità ossea e predisposizione alle fratture scheletriche.
Un suo valore positivo significa alta densità minerale ossea, quindi ossa più resistenti e meno predisposte alle fratture.
“T score” e diagnosi di osteopenia e osteoporosi
• Si parla di osteopenia, quando il “T score” rientra nella scala di valori che va da -1 escluso a -2,5 compreso,
• si parla di osteoporosi, quando il “T score” assume valori inferiori a -2,5 escluso.
Vediamo ora il programma di esercizi utili per incrementare la densità ossea e per prevenire le fratture. Occorre precisare che tale programma è indicato, quando è stata diagnosticata osteopenia o osteoporosi, per chi non ha ancora subito fratture o cedimenti vertebrali.
Osteoporosi significa non solo fragilità delle vertebre ma anche delle costole; per contrastare gli effetti dell’invecchiamento che tendono a irrigidire la gabbia toracica è importante mantenere la funzionalità delle costole e delle loro articolazioni.
Possiamo raggiungere questi obiettivi con gli esercizi di
Stare a lungo in posizione seduta è un’abitudine tipica di numerosi anziani. Per prevenire la riduzione della lordosi lombare dovuta all’eccessiva permanenza in posizione seduta è utile eseguire esercizi di mobilizzazione in estensione.
La parte anteriore del corpo vertebrale ha una minore capacità di sopportare i carichi perché, a questo livello, le trabecole ossee sono più rarefatte.
Per questo motivo si ha più facilmente il cedimento del muro anteriore del corpo vertebrale che determina la tipica deformazione a cuneo, responsabile dell’ipercifosi senile.
Sono 3 i motivi per cui si riduce la statura: si riduce lo spessore dei dischi, si riduce l’altezza dei corpi vertebrali, si curva schiena.
Per prevenire l’ipercifosi senile sono molto efficaci gli esercizi che migliorano il controllo posturale, la stabilità del rachide e l’energia antigravitaria (Metodo Alexander).
Per ottenere i risultati ottimali aggiungiamo gli esercizi che migliorano la mobilità articolare, l’elasticità e la forza muscolare.
Infatti, non basta imparare la posizione corretta se la rigidità impedisce di assumerla.
Allo stesso modo non è sufficiente imparare la postura corretta se non si ha la forza per mantenerla.
Sono utili gli esercizi descritti nel precedente paragrafo dedicato all’ipercifosi dorsale.
L’osteoporosi trae origine dall’assenza prolungata di carico e dalla vita sedentaria. Se l’assenza di carico provoca una graduale riduzione della massa ossea, è utile applicare dei carichi in modo graduale, ripetitivo e costante per ottenere il processo inverso e incrementare la massa ossea.
Le ricerche hanno dimostrato che la ripetizione di carichi regolari sulle ossa aumenta significativamente la loro densità, permette di costruire delle riserve di tessuto osseo, di prevenire e ritardare l’inevitabile riduzione della massa ossea dovuta all’invecchiamento. Se ben programmati e dosati i giusti esercizi possono invertire il processo osteoporotico anche quando è già avviato.
Infatti l’osso è un tessuto vivo: la sua crescita è stimolata dal movimento e dagli sforzi meccanici.
La densità ossea deve essere considerata una capacità fisica di base e, come le altre (forza, resistenza, destrezza), può essere allenata.
Gli esercizi di carico vengono chiamati esercizi di “bone loading”, che è il termine inglese che esprime il carico sulle ossa.
Siccome, in conseguenza della fragilità ossea, le fratture si realizzano più frequentemente a livello del polso, del femore e dei corpi vertebrali è bene eseguire tutti i giorni esercizi di “bone loading”, per gli arti superiori, per gli arti inferiori e per la colonna vertebrale.
La maggior parte delle fratture dell’anziano è dovuta ad una caduta. Una elevata percentuale di anziani, oltre un terzo, cade almeno una volta all’anno. La caduta non è dovuta a circostanze pericolose, perché nella maggior parte dei casi, avviene in casa, cioè in un ambiente conosciuto e durante il giorno, in buone condizioni di luce. Gli anziani che hanno subito una frattura hanno evidenziato condizioni fisiche scadenti, in particolare riduzione della forza degli arti inferiori, difficoltà di equilibrio e riduzione della vista. Di conseguenza, è importante migliorare l’equilibrio con gli esercizi specifici.
Obiettivo degli esercizi è fare tutto quello che è possibile per prevenire le cadute. Nonostante ciò, può capitare di cadere; in tal caso è bene prepararsi sviluppando le capacità di coordinazione e di destrezza che, in caso di caduta, permettono di ridurre gli effetti negativi del trauma.
È bene completare il programma con gli esercizi di ginnastica oculare. Sono mirati a mantenere una buona funzione visiva e contrastare, per quel che è possibile, la riduzione della vista che si manifesta con l’invecchiamento e che agevola le cadute.
L’attività motoria svolta correttamente e con continuità migliora le condizioni di salute e conferisce numerosi benefici alla colonna vertebrale: la rende più solida, accresce la densità ossea, migliora il nutrimento del disco e delle cartilagini articolari, riduce la sensibilità ai dolori di schiena e aumenta la tolleranza al dolore. È in grado di contrastare gli effetti dell’invecchiamento e di conseguenza migliorare la qualità di vita dei soggetti anziani. Sono particolarmente utili le attività aerobiche, la cui funzione è quella di migliorare l’irrorazione, cioè l’arrivo del sangue ai tessuti, con tutti i relativi materiali nutritivi che servono alle ossa per mantenere una buona densità. Naturalmente occorre privilegiare le attività motorie all’aria aperta perché l’esposizione alla luce solare stimola la produzione di vitamina D.
Esistono persone anziane che, venute a conoscenza della loro fragilità ossea, reagiscono con un comportamento timoroso, riducono la loro attività astenendosi non solo dal sollevare pesi ma anche dall’uscire di casa per fare la spesa. È un comportamento inadeguato perché il non uscire di casa e la carenza di movimento aumentano ulteriormente la riduzione della densità ossea. Ecco che invece, camminare all’aria aperta, trasportando correttamente le borse della spesa ben distribuite sui due lati, costituisce un esercizio molto valido per la densità delle ossa. La passeggiata a passo svelto è l’attività motoria più semplice che può essere svolta, senza difficoltà, dalla maggior parte dei soggetti anche quando le capacità fisiche sono ridotte. Perché sia efficace, occorre camminare a passo svelto e prolungarla sufficientemente. I suoi benefici sono numerosi:
Quando camminare diventa difficile per la presenza di sovrappeso, obesità, gonartrosi e coxartrosi diventa utile aiutarsi con i bastoncini proposti dal Nordic Walking. Con questo termine viene definita la camminata nordica all’aria aperta che è un nuovo ottimo sport per tutti e per tutto l’anno. Essa prevede l’uso sia degli arti inferiori sia di quelli superiori. In particolare, l’azione degli arti superiori riduce il carico sugli arti inferiori e le pressioni sui dischi intervertebrali; di conseguenza, costituisce una attività motoria indicata in tutte quelle situazioni in cui è importante ridurre il carico sugli arti inferiori. Inoltre, l’appoggio degli arti superiori sui bastoncini permette un miglior controllo posturale del rachide e favorisce il rilassamento delle spalle. L’uso dei due bastoncini è da preferire al tradizionale bastone che dà un aiuto limitato e provoca movimenti asimmetrici.
La buona abitudine di salire e scendere le scale costituisce un ottimo esercizio quotidiano per irrobustire i muscoli e per stimolare con il carico l’incremento della massa ossea degli arti inferiori. Il lavoro muscolare e le sollecitazioni sulla massa ossea provocati dai gradini sono più elevati rispetto a quelli prodotti dalla passeggiata: di conseguenza, è consigliabile salire e scendere le scale ogni volta che se ne ha la possibilità.
La buona abitudine di salire e scendere le scale costituisce un ottimo esercizio quotidiano per irrobustire i muscoli e per stimolare con il carico l’incremento della massa ossea degli arti inferiori. Il lavoro muscolare e le sollecitazioni sulla massa ossea provocati dai gradini sono più elevati rispetto a quelli prodotti dalla passeggiata: di conseguenza, è consigliabile salire e scendere le scale ogni volta che se ne ha la possibilità.
Migliora la capacità aerobica e stimola validamente l’incremento della massa ossea a livello degli arti superiori. Ma non è altrettanto utile per la densità ossea degli arti inferiori e della colonna vertebrale perché il sostegno offerto dall’acqua riduce il carico. Il nuoto pur essendo un’attività sportiva validissima non ha nei confronti della colonna vertebrale quelle qualità terapeutiche che in passato gli sono state attribuite. Chi presenta osteoporosi deve essere educato e allenato a muoversi in armonia ed equilibrio al di fuori dell’acqua e a vincere la forza di gravità nelle posizioni e nei movimenti quotidiani.
Migliora la capacità aerobica e stimola validamente l’incremento della massa ossea a livello degli arti superiori. Ma non è altrettanto utile per la densità ossea degli arti inferiori e della colonna vertebrale perché il sostegno offerto dall’acqua riduce il carico. Il nuoto pur essendo un’attività sportiva validissima non ha nei confronti della colonna vertebrale quelle qualità terapeutiche che in passato gli sono state attribuite. Chi presenta osteoporosi deve essere educato e allenato a muoversi in armonia ed equilibrio al di fuori dell’acqua e a vincere la forza di gravità nelle posizioni e nei movimenti quotidiani.
Andare in bicicletta costituisce una attività consigliabile per molti aspetti nella terza età: permette di migliorare la capacità aerobica; è preferito da molte persone anziane che a causa di coxartrosi, di gonartrosi o di stenosi spinale, non riescono a fare lunghe passeggiate; migliora l’equilibrio. Tuttavia, l’incremento della massa ossea è limitato perché stando seduti sulla sella si riduce il carico sugli arti inferiori.
Andare in bicicletta costituisce una attività consigliabile per molti aspetti nella terza età: permette di migliorare la capacità aerobica; è preferito da molte persone anziane che a causa di coxartrosi, di gonartrosi o di stenosi spinale, non riescono a fare lunghe passeggiate; migliora l’equilibrio. Tuttavia, l’incremento della massa ossea è limitato perché stando seduti sulla sella si riduce il carico sugli arti inferiori.
È un’attività motoria molto diffusa anche nella terza età: ha molti aspetti positivi: se protratto sufficientemente migliora la capacità aerobica; attraverso il carico costante sollecita positivamente la densità ossea degli arti inferiori e della colonna; costituisce un’attività divertente e socializzante.
È un’attività motoria molto diffusa anche nella terza età: ha molti aspetti positivi: se protratto sufficientemente migliora la capacità aerobica; attraverso il carico costante sollecita positivamente la densità ossea degli arti inferiori e della colonna; costituisce un’attività divertente e socializzante.
I video descrivono il programma di esercizi della Bone School: tali esercizi sono utili anche per incrementare la densità ossea e per prevenire le fratture. Occorre precisare che tale programma è indicato, quando è stata diagnosticata osteopenia o osteoporosi, per chi non ha ancora subito fratture o cedimenti vertebrali. Pertanto, chi segue il filmato, prima di fare ginnastica, deve chiedere il parere al proprio medico. Poi, è bene che esegua gli esercizi sotto la guida dell’insegnante responsabile della Bone School. Infine, con l’aiuto di questo video, diventerà più facile ripeterli a casa.
Il primo video è dedicato alla teoria.
Cioè, occorre fare in modo che ogni movimento quotidiano sia occasione di esercizio, non di usura o di astensione per paura.
Ad esempio, quando c’è da sollevare un oggetto pesante:
Tutto questo ci fa capire che il primo obiettivo da raggiungere è l’uso corretto della colonna vertebrale, fondamentale, non solo per prevenire i dolori vertebrali ma anche l’ipercifosi da osteoporosi.
Non è facile da un uso scorretto ad un uso corretto: il secondo video guida nel mettere in atto le strategie utili per imparare e automatizzare l’uso corretto.
Nel video vengono descritti 10 esercizi fondamentali che possono essere ripetuti facilmente a casa, usando come attrezzi la parete, un tavolo, un materassino da ginnastica o un tappeto, 2 manubri da ginnastica (del peso che varia da 1 a 3 Kg, a seconda della forza del soggetto); in mancanza dei manubri possono essere utilizzate 2 bottigliette di plastica di acqua minerale.
Gli esercizi sono proposti in progressione, a partire da quello più facile e meno intenso, fino ad arrivare a quello più difficile e più intenso.
Nel seguente video sono riportati solo alcuni esercizi per l’uso corretto della colonna vertebrale e per aumentare la massa ossea e prevenire le fratture.
Coloro che desiderano vederli nella loro completezza possono richiedere alla segreteria della Backschool.
Vediamo le indicazioni utili per eseguire correttamente gli esercizi in modo da trarne il massimo beneficio.
L’esercizio n. 4 è facile e può essere eseguito da tutti. 4. In stazione eretta con gli arti inferiori leggermente divaricati, inclina il busto in avanti fino ad appoggiare le mani su di un tavolo. Piega gli arti superiori inspirando fino ad avvicinare il torace al tavolo e nello stesso tempo piega leggermente gli arti inferiori. Ritorna alla posizione di partenza inspirando. È utile per irrobustire i muscoli degli arti superiori, inferiori e per rafforzare la capacità di utilizzare i propri muscoli come un corsetto.
L’esercizio n. 5, può essere eseguito da tutti, variando la sua intensità: è più facile se si piegano gli arti inferiori solo leggermente; più intenso se si piegano maggiormente gli arti inferiori. In stazione eretta, con le mani appoggiate sul tavolo, divarica gli arti inferiori sul piano sagittale e, mantenendo il peso corporeo sull’arto inferiore anteposto, piega lentamente gli arti inferiori; ritorna alla posizione di partenza aiutandoti con la spinta degli arti superiori sul tavolo; ripeti cambiando la posizione degli arti inferiori.
Perché il programma sia efficace occorre eseguire gli esercizi tutti i giorni, con costanza e continuità. A questo proposito è bene che tu compili il diario settimanale allegato, dove sono riportati i 10 esercizi. Per ogni giorno nella relativa casella indicherai il numero di volte che hai eseguito gli esercizi e riporterai anche il numero di ripetizioni effettuato per ogni serie. Inoltre, sul diario c’è una casella: camminata in minuti o passi. L’obiettivo è di camminare almeno 20 minuti all’aperto tutti i giorni. In base al tempo a disposizione e alle condizioni metereologiche, ci saranno giorni in cui riesci a camminare più a lungo, altri in cui riuscirai per un tempo ridotto. Se non sei abituato a camminare o ti senti stanco quando cammini, proverai il primo giorno a prendere nota di quanti minuti riesci a camminare. Se, ad esempio, il primo giorno riuscirai a camminare solo per 10 minuti, nei giorni successivi, ripeterai la passeggiata per la stessa durata. La costanza in questo allenamento ti permetterà nella settimana successiva di aumentare progressivamente la distanza percorsa.
I risultati sono ottimali quando alle consuetudini al movimento viene abbinato un corretto stile di vita con sane abitudini alimentari escludendo i fattori di rischio legati a magrezza eccessiva, sovrappeso, obesità, nicotina, alcool, abuso di caffeina e di farmaci. Tali fattori di rischio sono tipici di chi conduce una vita sedentaria, ha scarsa cura corporea e cattive abitudini; essi sono responsabili di una forma fisica scadente e della riduzione delle capacità fisiche di base. Pur non causando direttamente algie vertebrali, sono possibili concause, che costituiscono un terreno fertile per la loro insorgenza. Per questi motivi le sane consuetudini alimentari costituiscono un cardine importante del nostro programma, esse permettono di potenziare le condizioni di salute, trarre la massima energia dal cibo e mantenere il peso ottimale. Il professor Luciano Pecchiai ha dedicato tutta la sua vita e il suo lavoro allo studio a alla diffusione dell’alimentazione naturale; ne riporto i principi fondamentali, traendoli dalla sua pubblicazione “Principi di eubiotica, scienza del vivere bene”. L’eubiotica propone di conciliare l'arte di alimentarsi secondo la tradizione con gli insegnamenti della scienza dell'alimentazione. Attuando questo incon¬tro tra arte e scienza, l’eubiotica vuole recuperare quei principi generali, frutto della saggezza antica, custodita dalla tradizione, dei quali può essere dimostra¬to un fondamento scientifico, oltre che una validità pratica e una correlazione con le leggi naturali.
Tutti gli animali hanno una loro alimentazione ottimale: i carnivori si nutrono della carne delle loro prede, gli erbivori si cibano dell’erba dei prati, le capre degli arbusti più teneri, il panda predilige i germogli di bambù.
L’uomo non ha un suo alimento proprio, escluso il latte materno; infatti, è un onnivoro, cioè può mangiare di tutto. Nella sua dentatura sono presenti i canini, tipici dei carnivori, gli incisivi, propri dei roditori e i molari adatti a triturare i semi e alcuni frutti.
Proprio perché l’uomo può mangiare di tutto le abitudini alimentari variano sia negli individui sia nelle popolazioni. Storicamente l’alimentazione dell’uomo fu vegetariana e solo in tempi successivi si passò all’allevamento degli animali. In particolare il consumo della carne fu successivo al consumo dei derivati (latte e uova).
Laddove le risorse sono limitate prevalgono i consumi di verdure, cereali e legumi, detti “carne del povero”, che possono soddisfare le necessità di proteine quando l’allevamento del bestiame è ridotto o assente. I prodotti animali sono decisamente più costosi: per produrre un chilo di carne sono necessari 7 - 10 chili di foraggi e/o di cereali.
I popoli orientali per motivi etici e religiosi, di rispetto per la vita anche degli animali, sono essenzialmente vegetariani.
Altri popoli come gli Americani, gli Argentini e gli Uruguayani, potendo disporre di animali allo stato brado, cominciarono a privilegiare il consumo della carne; per loro era più comodo utilizzare gli animali invece che impegnarsi nella coltivazione di vegetali..
Gli Esquimesi sono un classico esempio di come il consumo di carne di foca sia non una scelta ma una necessità in quanto è l’unico alimento disponibile per le basse temperature che non permettono la coltivazione di cereali, frutta o verdura.
Le nostre abitudini alimentari hanno subito modificazioni molto profonde, in gran parte collegate all’aumento generalizzato del benessere economico. Sotto la spinta consumistica, il popolo italiano e, in particolare le classi lavoratrici, reduci dalle ristrettezze della seconda guerra mondiale (1939/1945) e del dopoguerra, identificarono in un arricchimento della dieta un segno di un raggiunto benessere sociale. Identificarono nella floridezza, loro e ancor più dei loro figli, una manifestazione esteriore di questo benessere che era stato prerogativa dei ceti più abbienti.
Le persone abituate, nel passato, ad alimentarsi con pasti semplici e frugali a base di minestre di cereali e verdure, di pasta e fagioli, polenta e latte, cominciarono a consumare pasti più complessi che un tempo erano riservati solo ai giorni festivi. Era, infatti, caratteristica dei giorni di festa il poter fare un pranzo variato, introducendo anche cibi più “ricchi” e tra questi innanzitutto la carne e i dolci.
Gradualmente il pranzo di tutti i giorni diventò così a più portate, composto dal cosiddetto primo, costituito prevalentemente di prodotti vegetali (pasta, riso o minestra) e dal secondo, per lo più a base di prodotti animali (carne, pesce, uova), seguito poi dal formaggio, dalla frutta e dal dolce.
Il consumo eccessivo di carne e di grassi di origine animale stravolse il principio antico del primato del pane (il cereale) rispetto al companatico, cioè, quello che si mangia insieme al pane (i prodotti animali).
Sì instaurarono così abitudini alimentari poco corrette con conseguenze negative per la salute.
Ai nostri giorni i dolci come la carne sono il simbolo del benessere: il loro uso quotidiano, a cominciare dalla brioche per arrivare al dolce più sofisticato, può essere dannoso. I dolci elaborati con farine e fecole raffinate, con zucchero bianco, con crema e cioccolato, con marmellate di origine industriale oltre ad ostacolare la funzione digestiva, concorrono ad alterare il tasso lipidico e glucidico del sangue. Inoltre, il consumo eccessivo di zucchero e di dolci favorisce l’obesità e la carie dentaria.
La prima conseguenza negativa di queste cattive abitudini alimentari è l’aumento del peso corporeo, sovrappeso e obesità. Viene definito in sovrappeso chi supera del 10% il proprio peso ideale; è obeso chi lo supera del 20%.
L’aumento del carico ponderale costringe ad un carico eccessivo le articolazioni degli arti inferiori e della colonna vertebrale provocando la loro precoce usura con conseguente artrosi. Inoltre, affatica il sistema circolatorio aumentando il rischio di malattie cardiache e circolatorie.
Il consumo eccessivo di grassi di origine animale espone al rischio di malattie cardiache e circolatorie.
Il consumo eccessivo di carne dà origine a scorie che accumulandosi possono diventare tossiche e costringono il fegato e i reni a un aumento del carico di lavoro per eliminarle.
Abbiamo visto come nel secolo scorso, molti identificarono in un arricchimento della dieta un segno di un raggiunto benessere sociale e, di conseguenza, non venne temuto l’aumento di peso ma apparve come segno di salute.
Al contrario, ai giorni nostri, capita sempre più spesso di osservare il fenomeno opposto, persone di una magrezza eccessiva. Le mode attuali dell’abbigliamento propongono come canone di bellezza, modelle estremamente magre. Di conseguenza, molte ragazze, per seguire la moda, pensano che per avere un aspetto gradevole sia importante essere molto magre. Questo può portare a temere il cibo come causa di aumento di peso e a restrizioni alimentari eccessive che sono un grave pericolo per la salute, soprattutto durante la crescita. In alcuni casi può insorgere l’anoressia.
Per anoressia si intende la diminuzione o l’assenza totale di appetito, con conseguente denutrizione e perdita progressiva di peso corporeo. Può essere provocata non solo da un rifiuto del cibo ma anche da malattie debilitanti, da difetti dell’assorbimento intestinale o da altre patologie gravi.
L’abuso di carne, grassi animali, zucchero bianco e sale raffinato, ha provocato l’insorgenza delle patologie della civilizzazione (soprappeso, obesità, arteriosclerosi, infarto, ictus cerebrale, patologie dell’apparato digerente e del fegato, diabete, uricemia, tumori del colon).
Le ricerche hanno evidenziato che l’incidenza del mal di schiena tra i fumatori è elevata e aumenta con l’incremento del consumo di sigarette.
Il fumo è spesso associato ad altri comportamenti a rischio: ad esempio, i fumatori consumano circa il 250% di caffè in più rispetto ai non fumatori.
I meccanismi attraverso i quali la nicotina può favorire l’insorgenza dei dolori vertebrali sono simili a quelli descritti per la caffeina. Ad essi si aggiungono le sollecitazioni meccaniche provocate dai ripetuti colpi di tosse che aumentano la pressione intradiscale.
A causa della nicotina si ha una riduzione del flusso sanguigno entro il corpo vertebrale e un ridotto trasporto di ossigeno nel disco intervertebrale.
La ridotta nutrizione dei dischi persistendo a lungo nel tempo a causa della continua abitudine al fumo è responsabile della loro degenerazione precoce e dell’insorgenza dell’artrosi (spondiloartrosi).
Allo stesso modo la ridotta nutrizione dei corpi vertebrali provoca con il passare del tempo la diminuzione del contenuto minerale osseo, cioè, l’osteoporosi.
Perché l’abuso di caffeina può provocare mal di schiena?
Un interessante studio di J. M. McPartland e J. Mitchell ha evidenziato come l’incremento del consumo di caffè è correlato con l’aumento dell’incidenza della algie vertebrali. I pazienti che presentano lombalgia cronica consumano 2,6 volte più caffeina rispetto ai pazienti di controllo.
La caffeina aumenta l’ansietà ed eccita il sistema nervoso favorendo l’insonnia. La caffeina come la nicotina provoca un aumento della percentuale di calcio nelle urine agevolando l’osteoporosi.
Inoltre la caffeina abbinata alla nicotina riduce la tolleranza al dolore e aumenta la sensibilità al mal di schiena.
In molte occasioni ho avuto conferma riguardo l’importanza delle dosi elevate di caffeina nel determinare mal di schiena, osservando soggetti che consumano abitualmente anche più di sei tazzine di caffè al giorno. Essi, pur presentando una colonna vertebrale perfetta, dotati di un buon livello delle capacità fisiche di base, spesso soffrono di dolori anche cronici. Sono soggetti che difficilmente rispondono al trattamento, continuano a soffrire di mal schiena finché non prendono coscienza della loro cattiva abitudine e non riescono a ridurre il consumo di caffeina.
L’eccesso di sale favorisce l’ipertensione arteriosa.
Benedetto Toso è docente di Posturologia ed attività motoria preventiva e compensativa presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Inoltre, è docente del Master in Posturologia presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Vive e lavora a Cusano Milanino dove ha fondato dapprima la “Milanino Back School” e successivamente altre Scuole della Schiena a Milano, Bresso, Desio, Cinisello Balsamo, Bollate, Lecco, Bovisio Masciago, Cesano Maderno, Rho. A partire dal 1992, in oltre 350 corsi che si sono svolti in numerose palestre e ospedali su tutto il territorio nazionale, ha proposto il programma della moderna Back School ai Laureati in Scienze Motorie e Fisioterapia. I corsi fanno parte del programma nazionale per la formazione degli operatori della Sanità (Educazione Continua in Medicina). In seguito ai corsi sono sorte numerosissime Back School che si sono unite formando Italia Back School. È socio Fondatore del Gruppo di Studio della Scoliosi e delle patologie vertebrali. È stato relatore in numerosi convegni nazionali e internazionali sui temi riguardanti le algie e le patologie vertebrali. Ha organizzato e condotto 7 Congressi Nazionali della Back School.
Il medico di riferimento della Bone School è il Dottor Pisano Gianfranco. Medico Osteoporologo. Già docente di Osteoporosi alla Scuola di Perfezionamento in Medicina Manuale dell’Università Gabriele D’Annunzio di Chieti. Docente al Master di nutrizione e dietologia Consorzio universitario Humanitas. Master in malattie metaboliche dell'osso, osteoporosi, Università di Firenze. Master in Fitoterapia all’Università di Trieste e all’Università Computense di Madrid. Specialista in Medicina dello Sport.
Dolore localizzato alla colonna vertebrale.
Accentuazione della fisiologica cifosi dorsale, senza alterazioni della struttura delle vertebre completamente riducibile con la correzione posturale.
Deviazione laterale del rachide senza alterazioni della struttura delle vertebre completamente riducibile con la correzione posturale.
Dolore localizzato a livello della regione cervicale della colonna vertebrale.
È il dolore che insorge in conseguenza di posture scorrette, mantenute per tempi prolungati. Il dolore non è altro che un messaggio intelligente, un segnale di allarme del rachide cervicale che cerca di far capire il suo maltrattamento ed esprime il bisogno di cambiare posizione. Infatti è sufficiente cambiare posizione o correggere la postura scorretta per eliminare la cervicalgia.
La cervicalgia posturale interessa soprattutto i giovani che hanno le strutture del rachide intatte. Il soggetto che soffre di cervicalgia posturale, di solito, non manifesta alcuna deformità né riduzione di mobilità articolare a livello del rachide.
Dolore irradiato all’arto superiore, normalmente determinato da una protrusione o ernia dei dischi intervertebrali cervicali.
Meccanismo di accelerazione e decelerazione con trasferimento di energia al collo. Esso può essere innescato da un incidente automobilistico con tamponamento o urto laterale, ma può verificarsi anche durante tuffi o altri incidenti. L’impatto può provocare lesioni alle ossa o ai tessuti molli, che a loro volta possono condurre a svariate manifestazioni cliniche.
Inversione della fisiologica lordosi cervicale. Le vertebre cervicali formano una curva a concavità anteriore e non posteriore.
Curva fisiologica a convessità posteriore formata dalle dodici vertebre dorsali.
Inversione della fisiologica lordosi lombare. Le vertebre lombari formano una curva a concavità anteriore e non posteriore.
Le sue funzioni fondamentali sono:
È la struttura elastica che si trova tra un corpo vertebrale e l’altro: è formato da una parte centrale gelatinosa (nucleo polposo), circondata dalla successione di strati fibrosi concentrici (anello fibroso). Il disco è un vero e proprio ammortizzatore, capace di assorbire gli urti e le pressioni che il rachide subisce e permette i movimenti reciproci dei corpi vertebrali.
Degenerazione del disco intervertebrale con conseguente riduzione dello spazio tra una vertebra e l’altra; agevola la formazione degli osteofiti (spondiloartrosi).
Dolore localizzato a livello della regione dorsale della colonna vertebrale.
Inversione della fisiologica cifosi dorsale.
Riduzione o rettificazione della fisiologica cifosi dorsale.
È un’anomalia di differenziazione del rachide lombare. Più precisamente viene definita emisacralizzazione della quinta vertebra lombare: quando l’apofisi trasversa è maggiormente sviluppata solo su di un lato. Ne consegue un punto di fissazione unilaterale, che provoca spesso una scoliosi lombare o a largo raggio con una convessità che corrisponde al lato della sacralizzazione.
Espulsione del nucleo polposo del disco, non più contenuto dall’anello fibroso.
L’ernia una volta oltrepassati i limiti dell’anello fibroso può essere contenuta da un legamento longitudinale posteriore intatto: in questo caso si parla di ernia contenuta o espulsione sottolegamentosa.
Se, invece, l’ernia è più invasiva, oltrepassa anche il legamento longitudinale posteriore (espulsione translegamentosa) e può perdere anche qualsiasi contatto con il disco originario (frammento discale sequestrato). In altri casi l’ernia, dopo aver raggiunto il legamento longitudinale posteriore, può scivolare sia verso l’alto che verso il basso (ernia migrante sottolegamentosa).
In presenza di protrusione discale o di ernia contenuta il materiale discale si limita a raggiungere il legamento longitudinale posteriore e la messa in tensione delle fibre nervose di quest’ultimo determina un dolore lombare (lombalgia centrale). Se, invece, l’ernia è più invasiva comprime un nervo rachideo e diventa causa di algia radicolare. Quanto più grave è l’erniazione tanto maggiore è l’effetto compressivo sul nervo rachideo e tanto più estese sono le zone interessate dal dolore radicolare; oltre al dolore, la presenza dell’ernia discale può provocare alterazioni dei riflessi, della forza, della sensibilità.
I cedimenti strutturali delle vertebre possono manifestarsi in modo diverso: microfratture, deformazioni a lente biconcava, cuneizzazioni, schiacciamenti veri e propri.
La cuneizzazione è dovuta al cedimento del muro anteriore del corpo vertebrale: si verifica con maggiore frequenza a livello dorsale (D6, D7, D8 e D9).
Il cedimento del muro anteriore dei corpi vertebrali e le conseguenti deformazioni a cuneo sono responsabili dell’ipercifosi senile, che si manifesta con il dorso curvo e con una riduzione della statura.
Gli studi hanno rilevato che le fratture interessano frequentemente oltre che la regione dorsale media anche il passaggio dorsolombare (D11, D12 e L1).
Accentuazione della fisiologica cifosi dorsale.
Accentuazione della fisiologica lordosi cervicale.
Accentuazione della fisiologica lordosi lombare.
Dolore localizzato a livello della regione lombare della colonna vertebrale.
Dolore acuto localizzato a livello della regione lombare della colonna vertebrale che dura da meno di sette giorni.
Dolore localizzato a livello della regione lombare della colonna vertebrale che dura da più di tre mesi.
Dolore localizzato a livello della regione lombare della colonna vertebrale che dura da più di tre mesi.
È il dolore che insorge in conseguenza di posture scorrette, mantenute per tempi prolungati. Il dolore non è altro che un messaggio intelligente, un segnale di allarme della colonna vertebrale che cerca di far capire il suo maltrattamento ed esprime il bisogno di cambiare posizione. Infatti è sufficiente cambiare posizione o correggere la postura scorretta per eliminare la lombalgia.
La lombalgia posturale interessa soprattutto i giovani che hanno le strutture del rachide intatte. Il soggetto che soffre di lombalgia posturale, di solito, non manifesta alcuna deformità né riduzione di mobilità articolare a livello del rachide.
Dolore localizzato a livello della regione lombare della colonna vertebrale che va da sette giorni a sette settimane dopo l’insorgenza.
Dolore localizzato a livello della regione lombare della colonna vertebrale che va da sette settimane a tre mesi dopo l’insorgenza.
È un’anomalia di differenziazione del rachide lombare. Più precisamente viene definita lombarizzazione della prima vertebra sacrale: si hanno sei vertebre lombari e quattro sacrali.
Dolore irradiato a livello della regione anteriore della coscia normalmente determinato da una protrusione o ernia del disco posto tra la terza e quarta vertebra lombare.
Dolore irradiato all’arto inferiore, determinato dalla compressione del nervo sciatico. Può interessare la natica, la regione posteriore della coscia o estendersi fino al piede. Normalmente è determinata da una protrusione o ernia del disco posto tra la quarta e quinta vertebra lombare o del disco posto tra la quinta vertebra lombare e la prima sacrale.
Curva fisiologica a concavità posteriore formata dalle cinque vertebre lombari. Essa è una curva benefica perché permette alla colonna vertebrale di ammortizzare i numerosi carichi quotidiani.
Curva fisiologica a concavità posteriore formata dalle sette vertebre cervicali. Essa è una curva benefica perché permette alla colonna vertebrale di ammortizzare i numerosi carichi quotidiani. La lordosi cervicale costituisce la curva che compensa la fisiologica cifosi dorsale e permette l’orizzontalità dello sguardo.
Ipercifosi rigida caratterizzata da:
Cellula che presiede alla costruzione di sostanza ossea.
Cellula che presiede alla costruzione di sostanza ossea.
Cellula polinucleata situata nelle lacune di tessuto osseo che ha il compito di riassorbire l’osso.
Piccola escrescenza ossea che si forma in un’articolazione. In conseguenza dell’usura dei dischi intervertebrali, l’osteofita si produce a livello dei margini dei corpi vertebrali: è uno dei segni della spondiloartrosi.
Alterazione qualitativa della massa ossea per difetto di mineralizzazione della matrice proteica.
Riduzione della massa ossea che si produce fisiologicamente con il passare degli anni.
Riduzione della massa ossea e deterioramento della microstruttura del tessuto osseo che conducono ad una fragilità ossea e ad un conseguente aumento del rischio di frattura.
Sporgenza, prominenza del materiale discale che resta contenuto da un anello fibroso intatto.
Dolore localizzato alla colonna vertebrale.
Sinonimo di colonna vertebrale
È un’anomalia di differenziazione del rachide lombare. Più precisamente viene definita sacralizzazione della quinta vertebra lombare: si hanno quattro vertebre lombari e sei sacrali. Si realizza quando le apofisi trasverse della quinta vertebra lombare sono sviluppate in modo abnorme e formano una pseudoartrosi con il sacro o con l’ileo: in conseguenza di tale anomalia il disco intervertebrale tra la quinta vertebra lombare e la prima sacrale risulta appena abbozzato oppure manca del tutto.
È la mancanza di fusione dell’arco posteriore vertebrale. Raramente è causa di lombalgia; la schisi interessa l’arco posteriore e, pertanto, non altera la solidità del corpo vertebrale nel sostenere il carico.
Dolore irradiato all’arto inferiore, determinato dalla compressione del nervo sciatico. Può interessare la natica, la regione posteriore della coscia o estendersi fino al piede. Normalmente è determinata da una protrusione o ernia del disco posto tra la quarta e quinta vertebra lombare o del disco posto tra la quinta vertebra lombare e la prima sacrale.
La scoliosi idiopatica è una complessa deformità strutturale della colonna vertebrale che si torce nei tre piani dello spazio; sul piano frontale si manifesta con un movimento di flessione laterale, sul piano sagittale con una alterazione delle curve, il più spesso provocandone una inversione, sul piano assiale con un movimento di rotazione. Per definizione, la scoliosi idiopatica non riconosce una causa nota, e probabilmente nemmeno una causa unica.
È la riduzione delle capacità fisiche di base, conseguenza tipica del dolore cronico. In conseguenza di un comportamento inadeguato conseguente al dolore, insorgono alterazioni posturali e motorie e si riducono le capacità fisiche di base, la coordinazione, l’equilibrio, la resistenza, la mobilità articolare, la forza e l’elasticità muscolare.
Ne consegue una riduzione della funzionalità del rachide che può provocare disabilità: essa si manifesta non solo nell’incapacità di compiere attività lavorative o sportive, ma anche nel limitare, in modo più o meno grave, le normali attività quotidiane.
È la fusione di due o più corpi vertebrali: manca tra di essi il disco intervertebrale. È una condizione che si verifica più frequentemente a livello cervicale e che spesso è asintomatica: la rigidità resta limitata al livello in cui si è verificata spontaneamente la fusione.
Patologia infiammatoria caratterizzata da una progressiva rigidità del rachide, da una lesione dell’articolazione sacroiliaca e da una compromissione della funzionalità respiratoria. L’artrite può interessare anche le articolazioni periferiche.
Artrosi delle articolazioni della colonna vertebrale. Processo di usura della vertebra caratterizzato non solo dall’usura e dall’ipertrofia delle faccette articolari ma anche dalla degenerazione del disco intervertebrale (discopatia), riduzione della rima articolare, formazione degli osteofiti e addensamento osseo.
Il termine deriva dal greco “spondylos” (vertebra) e “lysis” ( rottura o difetto); indica l’interruzione dell’istmo che si trova a livello dell’arco posteriore della vertebra, tra la faccetta articolare inferiore e quella superiore. Il 94% delle spondilolisi sono accompagnate dalla spondilolistesi: venendo a mancare la solida connessione dell’arco posteriore la vertebra lombare scivola facilmente in avanti.
Restringimento del canale spinale o del recesso laterale o del forame di coniugazione intervertebrale.
La stenosi può essere congenita o acquisita.
Solo nel 9% dei casi la stenosi è congenita: è provocata, cioè, da malformazioni congenite o anomalie di sviluppo nei primi anni di vita.
Nella maggioranza dei casi (91%) la stenosi si verifica nelle persone anziane: il canale spinale, normale alla nascita, si restringe con il passare degli anni. La causa più comune è l’artrosi e l’ipertrofia delle faccette articolari.
Ciascuno dei segmenti ossei che, articolandosi con altri analoghi, formano la colonna vertebrale. La vertebra è composta da: corpo vertebrale, apofisi articolari, apofisi trasverse, apofisi spinosa, arco posteriore.

Scuole della schiena italiane per la prevenzione e rieducazione delle algie e patologie vertebrali
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Per ulteriori informazioni e approfondimenti riguardanti il mal di schiena e le patologie vertebrali consultare il sito della Back School: www.backschool.it
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